Archeologia industriale a Vaprio d’Adda: un patrimonio da scoprire e valorizzare
L’Adda ha condizionato fortemente lo sviluppo di Vaprio, e l’utilizzo dell’acqua per scopi industriali è stato l’aspetto che più ha inciso nella crescita economica del territorio.
Se in epoca preistorica e fino a metà del XV secolo il fiume è stato utilizzato come via di navigazione, confine e riserva di pesca, l’utilizzazione sistematica e controllata della sua risorsa idrica si è resa possibile grazie all’apertura, nel 1463, del Naviglio Martesana.
Ciò ha permesso l’apertura di rogge che, prelevando acqua dal canale, permettevano l’irrigazione delle colture e il funzionamento degli opifici.
In particolare l’acqua veniva utilizzata nei vari processi produttivi e, prima della invenzione della corrente elettrica, verso metà dell’800, anche come forza motoria per i macchinari.
Ed è in questo periodo che, accanto alle unità produttive, che a Vaprio essenzialmnente riguardavano carta e tessuti, si aggiungono le centrali idroelettriche la cui energia, inizialmente utilizzata negli stabilimenti, in seguito, dopo la loro dismissione, viene immessa nella rete elettrica nazionale.
E’ il tempo della prima vera rivoluzione industriale in Italia, nella seconda parte dell’800, in cui Vaprio e i territori limitrofi (vedi Crespi d’Adda) possono essere considerati, a pieno titolo, una delle aree trainanti del Paese.
Si possono quindi individuare, nel nostro territorio, esempi interessantissimi di archeologia industriale che comprendono fabbriche dismesse (Cartiera Binda) o a utilizzo limitato (Vellutificio Visconti – Velvis) e centrali elettriche in pieno esercizio, di grande valore architettonico e storico ( a Vaprio la centrale ITALGEN).